"Nessuno si occupava della questione, si sapeva davvero poco a riguardo, ma soprattutto non c’era l’idea che un fenomeno del genere, che fa letteralmente "scomparire" ragazzi e ragazze, andasse al di là di qualche caso isolato."
Così lo psicoterapeuta Matteo Zanon racconta i primi contatti con il ritiro sociale in adolescenza. A partire dal 2014, nel suo studio, si presentano ragazzi e ragazze con ansie e paure legate alla scuola, al loro coinvolgimento con i pari, alle crescenti e pressanti richieste che il contesto sociale esige senza dar loro molto in cambio."Col passare del tempo queste paure si sono palesate sempre più spesso alla mia attenzione tramite richieste di genitori che non riuscivano più a motivare i figli a portare avanti la loro esperienza quotidiana, che non riuscivano a trovare un motivo al crescente e costante isolamento di alcuni ragazzi che fino a poco prima svolgevano una vita ricca di esperienze".Nel giro di poco tempo Matteo capisce che gli incontri nel suo studio non bastano; ne parla ai colleghi della cooperativa sociale L’Aquilone scoprendo immediatamente che anche loro avevano incontrato casi di ragazzi e ragazze che vivevano il fenomeno del ritiro sociale."Da lì in avanti abbiamo cominciato ad informarci e formarci, a cogliere la necessità e la ricchezza di creare risposte insieme a scuole, famiglie, istituzioni e realtà del territorio. Il nostro obiettivo è quello di non tralasciare mai il fattore umano, la storia personale e di provare a prendere in considerazione anche il messaggio che sta dietro a scelte apparentemente incomprensibili. Puoi chiamarli Hikikomori, ritirati sociali, ragazzi fantasma... ma dietro alle etichette c’è un individuo, una persona che insieme alla sua famiglia sta cercando di affrontare una realtà ricca di significati non sempre digeribili e che possono alle volte fare davvero male. Si sta facendo molto sul territorio italiano per muovere la coscienza e sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo a una problematica che ha con ogni probabilità origine nel nostro stesso tessuto sociale, che potrebbe avere anche a che fare col nostro modo di "crescere" le nuove generazioni. Viene spontaneo quindi chiedersi: io cosa posso fare?"
Questa è in effetti la domanda chiave per FUORICAMERA-giovani videomaker raccontano il Ritiro Sociale, progetto della cooperativa L’Aquilone e della cooperativa B.Plano: questa domanda è stata posta agli studenti del l’Istituto Dalla Chiesa per aiutarci a sensibilizzare e raccogliere fondi per il progetto.
Ed ora la sfida: funzionerà la campagna che abbiamo progettato?I ragazzi propongono due azioni per sollecitare il dono nell’evento del 17 aprile 2019 e stanno preparando gli ultimi dettagli operativi.
Corsa a staffetta interna alla scuola
Abbiamo deciso di correre più forte del ritiro sociale, fenomeno in forte crescita in Italia.Siamo alcuni giovani sportivi della 3° BRI e durante la nostra esperienza di Alternanza Scuola Lavoro abbiamo conosciuto cos’è il fenomeno del ritiro sociale: abbiamo scoperto che se ne parla ancora troppo poco e per sensibilizzare i nostri coetanei stiamo organizzando una staffetta coinvolgendo le varie classi dell’Istituto Dalla Chiesa.Grazie alla loro iscrizione contribuiremo anche noi alla creazione di un video sul fenomeno degli Hikikomori.
Autolavaggio Water Cash Fresh
Siamo 12 ragazzi della 3° BRI e in un progetto di Alternanza Scuola Lavoro abbiamo scoperto il fenomeno del ritiro sociale in adolescenza: il tema ci ha toccati così da vicino che abbiamo deciso di fare qualcosa.Pensa e ripensa, ci siamo inventati una giornata in cui noi laviamo le macchine donando il nostro tempo e chiedendo donazioni a sostegno di FuoriCamera a docenti e personale scolastico.
Per scoprire di più sulla campagna visita la pagina di Fuoricamera su Rete del Dono